Come diventare manager? Per chi si deve iscrivere all’università e si pone questa domanda, si può rispondere che non esiste un tragitto preciso. Le università – soprattutto nei corsi di studio legati alla Facoltà di Economia – offrono percorsi articolati per comprendere i molteplici aspetti del mondo aziendale. Anche dal punto di vista del management.
Ma questo non assicura nulla. Studiare Economia all’università può garantire i presupposti per una vasta professionalità e un posto di lavoro sicuro come dipendente all’interno di un’impresa. Per diventare manager invece, oltre a una buona base culturale, sono necessarie soprattutto una certa predisposizione caratteriale e delle abilità dirigenziali che si maturano con il tempo e con un po’ di fortuna.
Chiedersi come si diventa manager è lecito, ma indugiare sopra tale quesito è ozioso. Una persona che ambisce a ricoprire questa posizione, deve dimostrare fin dall’inizio una grande capacità di recepire le giuste informazioni dall’ambiente in cui studia o lavora, e un’immensa velocità nel capire come farne tesoro per cogliere le opportunità che, volta per volta, gli si prospettano.
Chi vuole diventare manager deve mettere al bando l’inclinazione umana alla diffidenza e gettarsi con consapevolezza nei rischi che la vita porta con sé. È chiaro che ognuno può farlo a modo suo, ma la volontà e la decisione nel riuscire in quel che si è intrapreso non devono mai venire meno. Bisogna sapere servirsi delle relazioni che si intrecciano con le persone – tanto all’università, che nel corso della propria carriera professionale – per accrescere le possibilità di rendersi reciprocamente utili, contribuendo con le proprie idee e il proprio lavoro a migliorare i risultati comuni ogni volta raggiunti.
Una ricetta su come diventare manager esiste, ed è questa: laurearsi in discipline sociali in giovane età (il range varia tra i 22 e i 25 anni) e possibilmente con il massimo dei voti (ma non è sempre richiesto); svolgere tirocini presso aziende più o meno grandi in una delle posizioni per cui si ritiene di essere preparati e dimostrare grande ambizione e voglia di fare, mostrandosi sempre disponibili alle richieste del management; stringere relazioni d’amicizia con i dirigenti e creare con il tempo un network quanto più vasto.
Naturalmente, in seguito, le persone delle alte gerarchie aziendali (per le quali si è tanto sudato) si deve avere voglia di vederle anche in occasioni extralavorative di differente natura.
Per un manager, gli avvenimenti rappresentano un mezzo per il raggiungimento dei propri obiettivi legati al successo personale. Chi diventa manager deve essere pronto a legare temporaneamente (ma di rado anche definitivamente) le proprie mire egoistiche a quelle dell’azienda, conciliando il dovere con il piacere e traendo i massimi vantaggi dagli impegni lavorativi.
Diventare manager significa farsi carico di responsabilità enormi rispetto al proprio datore di lavoro, che devolve ai dirigenti incarichi di amministrazione fiduciaria della propria azienda. Ogni errore commesso da un manager – volontario o per disattenzione – viene fatto pagare salatamente, decurtandogli i premi di produzione, lo stipendio oppure congedandolo. Non ci sono garanzie di alcun tipo per il posto di lavoro – se non l’alto compenso percepito.
Chi vuole diventare manager deve amare le condizioni di stress e imparare a gestirle nel migliore dei modi. Deve saper trarre vantaggio dalle avversità e ricercare il miglioramento continuo della propria posizione. Ciò è necessario per non perdere colpi e scendere di livello nella considerazione dei capi, dei colleghi e dei dipendenti.
Ogni tipo di vantaggio accumulato nella propria vita deve essere pagato: con quale mezzo, siete (o sarete) voi a stabilirlo.