Negli Stati Uniti iniziarono a chiamare con il non invidiabile appellativo di “junk” (spazzatura), termine poi sostituito con quello più invitante di high yield, quei titoli obbligazionari emessi da gruppi industriali prevalentemente allo stato nascente, ma con consistenti necessità di fondi per poter andare a procedere nei relativi piani di sviluppo: queste imprese si sono spesso rivolte al mercato obbligazionario come fonte di finanziamento reputandolo maggiormente conveniente rispetto ad altre fonti. Conseguentemente la cedola proposta per la remunerazione di questo tipo di prestito obbligazionario è significativa, ma anche il rischio per il sottoscrittore risulta superiore a quello delle obbligazioni emesse dai gruppi industriali corporate. I titoli obbligazionari ad alto rendimento, nati negli Stati Uniti, sono poi approdati in Europa a metà degli anni ‘90 e si sono costituiti come una vera e propria asset class, cioè come un comparto significativo su cui impiegare una quota parte del proprio portafoglio titoli.
Come si finanziano le imprese
Le fonti di finanziamento di un’azienda, che abbisogna di liquidità per finanziare i propri piani di sviluppo, sono sicuramente molteplici, ma in linea generale possono essere ridotti al ricorso al credito bancario, al mercato azionario, al “venture capital”, al mercato obbligazionario, oltre ad alcune forme miste, che vengono chiamate nella terminologia finanziaria anglosassone come “mezzanine finance”.
Il credito bancario. Il credito bancario per le aziende appare sempre più limitato a prestiti a breve termine e tassi significativi, quando viene utilizzato per avere la disponibilità finanziaria al fine di effettuare scalate più o meno ostili, ed in genere poco adatto per finanziare programmi di sviluppo.
Il mercato azionario. Il ricorso al mercato azionario viene effettuato tramite le cosiddette IPO (Initial Public Offering). Esso ha il vantaggio per l’emittente di non effettuare pagamenti di cedole anche se aumenta il capitale societario, ma è notevolmente più rischioso per il sottoscrittore che si trova di fronte ad una volatilità molto alta, con possibilità di alti guadagni di capitale, ma anche di forti perdite.
Il venture capital. Per le aziende nascenti, non quindi ancora note sul mercato, il ricorso al “venture capital” (capitale di rischio) è molto diffuso. La liquidità viene sostanzialmente fornita da organizzazioni finanziarie, quasi sempre con ammontare significativo, ma non troppo consistente, secondo formule molto variegate, ma in genere con una partecipazione azionaria da parte del “venture capitalist”.
Il mercato obbligazionario. Il ricorso al mercato obbligazionario ha avuto negli Stati Uniti e in Europa alti tassi di sviluppo; per le aziende rappresenta una fonte di raccolta che non aumenta il capitale societario e che permette il rimborso del capitale dopo un certo numero di anni, anche a costo del pagamento di una cedola consistente.
Come valutare gli emittenti
L’entrata sul mercato obbligazionario di società giovani, con pochi bilanci alle spalle oppure addirittura appena nascenti, come quelle che operano nelle nuove tecnologie più innovative, dalle telecomunicazioni alle applicazioni informatiche del multimediale e ad internet, ma anche nel settore delle biotecnologie, impongono una revisione di quel tipo di criteri verso modelli finanziari più orientati al futuro. Accanto agli indici che ruotano attorno al cash flow societario, diventa sicuramente centrale l’importanza della pianificazione del business, in altre parole l’analisi revisionale di ciò che ci si attende dalla società nei due o tre anni successivi. Dal momento che è impensabile che gli analisti finanziari si trasformino in esperti di tecnologia, l’attenzione viene di conseguenza focalizzata e incentrata sul management della società, sull’esperienza maturata, la competenza attuale e l’affidabilità che esso può dare nell’affrontare le nuove sfide.
Il rating. L’investitore, attratto dalle alte cedole offerte dagli emittenti, ha come riferimento al rischio del proprio impiego di liquidità la valutazione di agenzie internazionali specializzate. Le principali agenzie assegnano un punteggio secondo una predeterminata scala dei rating che rappresenta il grado di affidabilità dell’emittente. Solitamente l’analisi delle agenzie di valutazione va a basarsi su tre elementi fondamentali, la probabilità di un tempestivo rimborso del capitale e del puntuale pagamento degli interessi, l’analisi della natura legale dell’obbligazione e la posizione che assume l’obbligazione nella struttura finanziaria dell’emittente.
L’importanza del rating
L’utilizzo del rating è senza dubbio molto importante sia per gli emittenti, sia per gli intermediari finanziari, sia per gli stessi sottoscrittori. I primi hanno infatti la possibilità di farsi conoscere e di raggiungere nuovi mercati, sempre che le valutazioni siano favorevoli, altrimenti raggiungono l’effetto contrario; gli intermediari hanno invece la possibilità di un collocamento più facile e di un miglioramento delle quotazioni sul mercato secondario; infine, gli investitori possono controllare il rischio di credito del proprio portafoglio. Vi sono inoltre alcune categorie di investitori istituzionali, come taluni fondi comuni di investimento, che sono vincolati a dover investire in quelle società che hanno una soglia minima di rating, anche prescindendo dall’emittente. Gli emittenti high yield, relativamente a cui è possibile vedere questa guida su Leobbligazioni.com, sono fondamentalmente allocati nella parte medio bassa della classifica dei rating, con la maggioranza di essi che si trova a un livello di impiego speculativo di liquidità.